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Rinfresco – giorno 3

Finalmente le 48 ore tanto agognate, son trascorse!
Dai, diciamo tutta la verità: son riuscita ad aspettare ben 46 ore. Poi ho dovuto mettere le mani in pasta! Era come se mi chiamasse da sotto il panno. La palla era cresciuta un pochino ma si era seccata tutta la superficie che ho dovuto togliere, come da copione che sto seguendo. La parte interna era morbida, umida ed elastica ed aveva un profumo acido ma buono. Non so se andava bene, ma io ho deciso che si, andava benissimo. Presa dalla foga non ho nemmeno fatto una foto. Ho tolto la parte esterna, ho pesato l’impasto “buono” (90 g) che ho subito sciolto nell’acqua tiepida. Ho aggiunto la farina per concludere il processo di rinfresco. Poi l’ho coperta con il solito panno di lino con i grappoli d’uva, intriso d’acqua.
Tecnicismi a parte. L’ho pulita e curata. E adesso la palla è pronta per diventare più forte. Che bella sensazione… Esattamente come quella che provo quando vedo spuntare le piantine dell’orto. Tipo che inizio ad urlare dall’emozione perché c’è una fogliolina verde fuori dalla terra e non so se è una pianta di fagioli, di piselli o di pomodori. O un habanero. Prima o poi lo scoprirò. Ma alla fine che importa….è una verdura dell’orto.

Adesso non vedo l’ora trascorrano le prossime 48 ore. Devo andare avanti così almeno per due settimane. Fino a quando ipoteticamente la palla raddoppierà il suo volume in 4-5 ore al massimo dall’ultimo rinfresco. Allora vorrà dire che sarà pronta. Pronta per dar vita ad un pane, ad uno dei tanti possibili. Vorrei diventasse il mio lievito madre, quello che conserverò anche da vecchia. Ma vecchia, vecchia. Mi immagino piena zeppa di rughe ma sempre con la treccia come in questi ultimi tempi. E mi piacerebbe regalarne un pezzetto per nipote. 3 piccoli portagioie con all’interno 3 impasti. Vorrei che lo vedessero come un tesoro della loro zia, un messaggio di speranza. Ho detto 3 perché lo regalerei solo alle nipoti che sono 3. Altrimenti con i maschi siamo a 7 in tutto.
Vabbè c’è tempo, vedremo.
Ho appena guardato la palla. Penso che potrei metterla sul comodino così nelle ore che resto sveglia più o meno ogni notte a fissare le travi sul soffitto, potrei parlare con lei. Magari non risponderebbe, magari vorrebbe riposare al calduccio o magari parlandole si rivitalizzerebbe, un po’ come con i fiori e le piante. Ho deciso che continuerò a chiamarla così. Al giorno 15 magari cambierò idea.
Pensa te, da una parte ho il principio scolpito nell’anima che dice di pensare solo a fine giornata, non di più, come mi aveva insegnato Padre Giorgio. Dall’altra penso a quando fra 15 giorni il mio lievito sarà pronto e addirittura mi vedo vecchia con 3 piccoli scrigni.
Alla fine non posso sapere cosa succederà, come per tutti. Ma posso sempre sognare, no?

Ventisettesimo giorno di clausura. Sono uscita dalle pareti domestiche in totale 3 volte per fare la spesa.
Sognare fa bene.

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