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E’ quasi ora di malga

Ho la macchina di nuovo in officina. Si, sempre la EcoSnow, del 2018.
Mi risuonano nella testa le parole del meccanico che mi dice che “un qualche animale selvatico (alias roditore) 🐭deve essere entrato nel motore, deve aver rosicchiato i cavi della centralina elettrica e disperso un po’ di materiale organico”. Bella immagine, eh? La macchina a dirla tutta funzionava ma un’allarmante spia arancione “avaria motore” mi stava dando qualche rumoroso pensiero.
E così sono di nuovo a piedi. Per carità: da una parte niente di nuovo, considerato che copro la distanza casa ufficio A/R sempre con il mio mezzo preferito, le gambe. Però mi piacerebbe aver la libertà di andare a trovare la mia famiglia o raggiungere i luoghi da dove iniziano quelle benedette escursioni che da pochissimo, seppur mascherati, sono permesse. Comunque mai perdersi d’animo e in questa domenica dal sole altalenante, mi sono concessa del sano giardinaggio: gerani zonali variopinti sul balcone e piante aromatiche particolari nell’orto, come il basilico artico, il levistico e l’origano cubano. Mettere le mani nella terra e sentirne il calore umido deve dire che scalda anche il cuore e fa un gran bene.
Adesso la mia casa mi sembra decisamente più viva.

Oggi è il 10 maggio e fra un mese (giorno più, giorno meno) inizieranno a ripopolarsi gli alpeggi. Ho chiamato qualche casaro per capire l’umore del momento. Nelle loro voci sento entusiasmo di partire, di portare il bestiame in malga, di iniziare a fare burro e formaggio. Poche parole, telefonate brevi ma piene di speranza con molti riferimenti al meteo: speriamo sia una bella estate, mi dicono.

In Trentino ci sono circa un centinaio di malghe in cui si trasforma il latte in prodotti caseari. Alcune sono raggiungibili in macchina, per altre magari ci vogliono anche 3 ore a piedi, con sentieri non proprio piani. meno di una trentina sono agriturismi e stanno pensando come affrontare i mesi estivi, nuove proposte, attente e sicure, ma sempre dal gusto alpino.
In questo periodo, se tutto fosse “normale”, avrei già iniziato ad andare a trovare qualche amico su per i monti, per vedere come procede il pascolo e per raccogliere alcune primizie, prima che vengano spazzolate da musi bovini, caprini o ovini. Che bello riuscire poi a riconoscere quegli stessi profumi quando si apre una forma.
A proposito di forme.
Mi vengono in mente i formaggi acquistati l’anno scorso che a breve avranno un anno di vita e dovrò tagliarmi una mano per non tagliare una di loro… devo resistere per almeno un paio d’anni. Stagionare, far maturare, far raggiungere ad un prodotto la perfezione del suo sapore. Che bontà!

Mi manca l’alpeggio. Ho proprio voglia di sentire i campanacci e di farmi trasmettere quella sensazione di calma e di pace che solo gli animali sanno dare. Una grigio alpina e una razza rendena distese sull’erba verdissima, mentre ruminano per l’ottava volta, il movimento ritmico della mascella, baciate del sole del pomeriggio. C’è un attimo che adoro: poco prima di vederle alzarsi, pronte per la seconda mungitura della giornata. Quando il sole inizia a calare, non al tramonto: prima. È in quel momento che senti la differenza di temperatura, l’aria si fa più fresca e la luce da accecante diventa brillante e rende vividi i colori del prato e degli alberi. Quello, (un altro è sicuramente l’alba), è uno dei momenti che preferisco. Il Paradiso per me è tra i mille e 2400 metri di quota, un intervallo di boschi, pascoli e cielo. Quando poi hanno la possibilità di star fuori sotto le stelle, si può assistere ad un concerto alpino notturno. Campanacci non-stop 24 ore.

Ecco io mi vedo lì. Sogno di essere lì, dopo una bella camminata. Guardare il cielo e vederlo continuamente cambiare, cullata dalla musica dei campanacci. Manca poco.

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