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A malga Spora, tra maggiociondoli e rododendri

Amo camminare da sola. Ma proprio tanto. E conoscendomi, non l’avrei mai giurato con la mano destra su una Bibbia. Credevo avrei odiato quella sensazione di non aver qualcuno al fianco con cui condividere il momento, una parola, un gesto. Invece mi piace tutto di questa solitudine, il mio spazio, il rumore dei miei passi, le orecchie tese ad ascoltare ogni suono, ogni battito d’ali, ogni spostamento d’aria tra i rami. L’intensità dei miei pensieri, soli anche loro, senza possibilità di confronto, mi fa riflettere a fondo, mi permette di prendere perfino delle decisioni importanti.
Oddio, ci sono delle persone con cui riesco a sentirmi ugualmente in sintonia con tutto quello che mi sta attorno. Ho capito anche questo: non va bene chiunque. Credo potrei contare sulle dita di una mano chi vorrei vicino a me, a fare un pezzo di strada, insieme.
Ma oggi sentivo che era giusto andare sola. Ne avevo bisogno per rimettere ordine nella mia testa. Nessun problema o dubbio amletico, solo pulizie generali.
Giovedì è stata la giornata dell’acqua nel bosco, delle risate ma anche di complicità. Ero con una delle 5 persone che mi fanno stare bene mentre cammino. E come sempre quando sono con lei, si entra in un’altra dimensione, si entra nella natura, la si vede in tutta la sua bellezza e si riesce ad ascoltare, a capire. E alla fine torno a casa con un vortice in testa, pieno di stimoli, di spunti, di germogli di idee.

Mi sono ricordata di un percorso fatto qualche anno fa, all’inizio del progetto di Albe in malga. Non ero molto allenata allora e mi faceva male una gamba. Quel viaggio a Malga Spora per me era stato un bel po’ faticoso. Ma se ci ripenso, rivedo la bellezza di quel bosco e quel sentiero a volte sospeso, a fianco alla roccia. Era come entrare nel cuore della montagna.

Non ho paura degli animali selvatici, grandi o piccoli, orsi, lupi o vipere. Anche perchè canto a squarciagola e anche un po’ stonata, sfido chiunque ad avvicinarsi. Mi viene solo il pensiero ogni tanto che potrei farmi male e magari nessuno sa dove sono, in quale punto, ma vado piano e cerco di stare molto attenta. Avverto sempre quando parto e anche quando raggiungo la mèta, parlo sempre con qualcuno.

Quindi, in breve, mi sono svegliata come al solito verso le 6.30. Il tempo era un po’ incerto ma il meteo metteva netto miglioramento. Colazione per tutti, non una ma ben due volte (Muschio è allucinante la mattina, più degli altri tre che sono più o meno educati e dopo una ciotola piena, vuole pure il latte). Dopo aver sistemato tutto, tendenzialmente gatti e piante, son partita verso Andalo. La partenza del percorso è vicino al centro sportivo, c’è un parcheggio a pagamento ma ricordate attentamente queste mie parole: portatevi un sacco di monetine, un sacco.

Segnavia SAT 301 fino alla malga.
Si entra subito nel bosco su un sentiero di foglie e di pietre e poi su una strada sterrata, il tutto per circa un’ora. E poi cambia tutto. Tra maggiociondoli in fiore, orchidee selvatiche di tutte le tonalità di rosa e rododendri, si percorre questa via molto stretta che costeggia la roccia in un sali (molto)-scendi (poco) davvero suggestivo. Come detto alla propria sinistra nel salire si ha la roccia mentre alla destra si ha strapiombo, anche se sempre tappezzato di alberi e di fiori. serve un bel po’ di attenzione. E ti sembra di entrare un po’ alla volta nel cuore del Brenta. Ho incontrato in 3 ore di tragitto, due persone con un cane. All’inizio anche una famiglia ma li ho persi quasi subito. Gli uccellini cantavano e in qualche punto anch’io devo dire ho dato il mio meglio. Un po’ come durante il Cammino di San Vili, quando adoravo cantare pezzi della Turandot e l’Inno Trentino alternato alla ricetta dei canederli.
Come prevedevo gli animali si son ben guardati dall’affrontarmi per paura di rimanere sordi.

Circa 1000 metri di dislivello dopo, con una vegetazione che diventava sempre più floreale e variopinta, sono arrivata alla malga, al ritmo del consueto suono di campanacci. Le cime erano un po’ nascoste dalle nuvole ma correvano veloci per lasciare qualche bellissimo sprazzo turchese. Ho mangiato su un tavolino all’esterno della malga, ho ordinato un tagliere piccolo misto formaggi e salumi e una radler. C’era poca gente e devo dire poco rumorosa, così mentre mangiavo, ho letto qualche pagina di un libro bellissimo che ho iniziato qualche giorno fa, “L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là” di Claudio Pelizzeni.

Finito di gustarmi il pranzo, sono andata a stendermi in mezzo ai fiori per continuare a leggere. Ad un certo punto i miei occhi si sono persi ad osservare il cielo. Se ti concentri sul colore e rallenti il respiro, dopo un po’ finisce che ti rilassi talmente da addormentarti. O almeno penso sia così, perchè avevo gli occhi chiusi ma ricordo tutti i movimenti, anche quelli più impercettibili, intorno a me. Ritornata totalmente attiva, e considerate le nuvole che inziavano ad essere molto insistenti, scure e molto presenti, ho capito che era ora di rientrare.

Il percorso per tornare è lo stesso anche se so che c’è una variante. Essendo in discesa, il tempo che ci si mette, è minore.

Mentre sto scrivendo mi sento davvero la testa leggera e il corpo sfinito, per il caldo e il dislivello che sulle gambe si è fatto sentire. Ma sono veramente felice di aver camminato per 15 km verso gli organi vitali delle Dolomiti di Brenta e di averli percorsi tutti in meno tempo di quanto suggerito dai cartelli. Sono fierissima di me!

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