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Maso Fraine

Oggi primo giorno di caccia! No, non la caccia di animali selvatici, con fucile e segugio al seguito. Quel tipo di caccia non fa proprio per me.
Figuriamoci, proprio io che salvo i ragni dalla vasca da bagno. Quando sono in bici e vedo una lumaca con il guscio che attraversa lentamente la strada, di solito freno, (inchiodo), a mio rischio e pericolo, smonto dalla bici, fiera, e sposto l’animaletto con casetta nell’erba.
E poi sorrido ogni volta perchè penso che magari a modo suo mi insulta perchè deve ricominciare tutto daccapo….

Comunque questo per me è il periodo della caccia di gialli. Ebbene si sono una yellow hunter. Thriller? Ma no. Foglie che cambiano colore, inizia l’autunno e quindi cerco tracce della nuova stagione. Aria frizzante, felpe e voglia di accendere il fuoco. L’energia torna a dare linfa al mio corpo esausto dall’estate e dal caldo. Finalmente.

Ed è così che ho trascorso un pomeriggio in Val di Cembra in direzione Val di Fiemme. Tra vigneti e abeti. Un sole pallido e silenzio. Per strada nemmeno una macchina. Una favola.

Maso Fraine fa parte dei paesi fantasma, anche se difficile definirlo paese considerato che si tratta di pochissime case. Si deve prendere una strada sulla sinistra che scende verso il torrente Avisio dopo il paese di Sover (direzione Cavalese). Esattamente dalla parte opposta rispetto a Rover, il primo paese fantasma visitato recentemente.

Ho parcheggiato la macchina alla fine della strada; vedevo i tetti di qualche casa. Ma di giallo, neanche l’ombra.

Un posto magico, bellissimo. Sembrava non ci fosse anima viva, tutto chiuso, nessun suono o rumore. Ho fatto un giro tra abeti carichi di pigne e di resine, qualche albero da frutto selvatico, tre betulle, roseti carichi di bacche. Era tutto così curato, quasi impossibile da credere non ci fosse nessuno. Poi da una casa è uscito un signore con cui mi sono fermata a scambiare due chiacchiere. Mi ha raccontato che i cervi gli mangiano le ortensie e io mi immaginavo la scena.
Ogni volta la stessa storia: mi perdo a pensare alla sensazione che si deve provare nell’affacciarsi alla finestra di masi come questi e vedere le stagioni che mutano. Senza nessun rumore se non il cadere dell foglie o l’urlo del vento, la pioggia incessante o i grilli nell’erba. Chiudo gli occhi e vedo come sarebbe. Tutti i particolari anche quelli più insignificanti.
Probabilmente i sensi di trasformano. Non siamo abituati, non abbiamo un orecchio sensibile alla voce della natura, come gli animali.
Le montagne verso nord hanno ricevuto la prima spolverata di neve; è bellissimo vedere le cime bianche in stile pandoro. Ho camminato e lasciato liberi i pensieri, senza guinzaglio. La mente si svuota e si riempie di profumo di bosco.
Chissà. Chissà se un giorno il sogno diventerà realtà.

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