Vi state immaginando il Far West? Avete presente i vecchi film, con quei villaggi polverosi, con le balle di fieno che corrono spostate dal vento, il saloon con le porte che sbattono, nessuna traccia di essere umano e magari un cane che attraversa la strada?
Beh no, non sto parlando della terra dei ranch, delle grandi praterie americane.
Io li chiamo paesi fantasma perché sono paesi abbandonati. Ce ne sono su tutte le montagne e ce ne sono molti ancora, nonostante alcuni siano stati ripopolati, da chi ha scelto di tornare al proprio paese, da chi si è inventato un progetto per ridargli forza e dignità o da chi ha “solo” deciso di ricominciare la propria vita. Sono stati abbandonati per motivi diversi, perché sono accaduti tragici eventi o semplicemente perché erano luoghi lontani dal posto di lavoro, dalle scuole, lontani dalle comodità.
Un paio di giorni fa sono andata alla ricerca di Rover, frazione del Comune di Capriana, abbandonata dai residenti nel 1966 a causa di una terribile alluvione.
Alla fine della Val di Cembra, da Trento in direzione di Cavalese, in prossimità del lago di Stramentizzo, prima di raggiungere il bivio Valfloriana-Val di Fiemme, si trova l’indicazione per questo piccolissimo villaggio. Ci sono ruderi, case risanate in parte, una decina in totale, la chiesetta di Sant’Anna, una fontana. E ci sono i nani con Biancaneve.
La vegetazione è molto fitta, in certi punti, alberi e cespugli, piante di sambuco e di more selvatiche. Alcune case sono completamente ricoperte di verde.
Ma c’è chi Rover, lo fa vivere a modo suo: ho chiacchierato con la signora Dora, delle stagioni che cambiano e che vede dalla sua finestra, del silenzio e dei suoni della natura, dei suoi asini.
Ho parlato anche con il signor Michelangelo dell’azienda Fiordalisa.
La nuora, Lisa, dottore forestale del Trevisano, si è innamorata di quella terra e insieme a tutta la famiglia l’ha trasformata in un orto, in un giardino splendido. Ha scelto di coltivare varietà antiche di moltissimi ortaggi, fiori e piante officinali. Oltre alle verdure infatti l’azienda produce succhi, infusi e cosmetica. Mi è piaciuto ascoltare la sua storia dal suocero che la racconta descrivendo il cuore e la passione che Lisa mette in tutto quello che ricerca e produce. Gli occhi azzurri di questo gentile signore erano colmi di orgoglio: mi ha mostrato i campi rigogliosi e mi ha raccontato la storia di Lisa e dell’azienda.
Tutto sommato, sembra un paese fantasma ma non lo è. Ed è bellissimo vedere che c’è chi ci mette impegno e tutta l’anima e crede fermamente in questi luoghi che alla prima occhiata, per alcuni, possono sembrare il nulla cosmico.
Ma se tutto quello che cerchi è un pascolo, un prato, un orto, un bosco, dei fiori, un ruscello e magari qualche gallina e un asino, allora hai tutto e non ti serve altro.
Un pensiero riguardo “I paesi fantasma – Rover”